Sono trascorsi ormai molti mesi da quando gli sfortunati titoli emessi da Portugal Telecom, oggi denominata Altice Portugal, sono stati cancellati definitivamente dai portafogli titoli dei moltissimi investitori ed oggi, conclusa la procedura di individualizzazione e di concambio, possiamo compiere una valutazione più concreta degli effetti prodotti dal disastro finanziario della succitata compagnia telefonica portoghese.

Facciamo un passo indietro

Nel 2013 Portugal Telecom, nell’ottica di uno sfidante progetto di espansione internazionale, procedeva alla fusione con la controllante OI Brasil, una compagnia telefonica brasiliana da 17 miliardi di dollari, le cui posizioni debitorie dipendevano in maniera rilevante anche dalle dinamiche economiche del Brasile, all’epoca caratterizzato da una grave recessione e da una destabilizzante crisi politica (fattori che contribuirono alla perdita del 50% del valore della moneta nazionale).

In aggiunta a tali criticità sistemiche, Oi Brasil venne significativamente scossa dall’insuccesso delle sue principali iniziative finanziarie che, unitamente ad una strutturazione in dollari ed euro dei debiti a fronte di ricavi in valuta locale ormai sempre più debole, fecero sprofondare la compagnia brasiliana in una grave crisi finanziaria.

Purtroppo il valore delle obbligazioni di Portugal Telecom erano garantite da OI Brasil e quindi risultava fortemente influenzato dalla situazione economico-finanziaria di quest’ultima.

Nel 2015 Oi Brasil veniva declassata dalle principali agenzie internazionali e di conseguenza anche le obbligazioni di Portugal Telecom crollarono repentinamente. Infatti in pochi mesi, tra novembre 2015 e giugno 2016, le obbligazioni di Portugal Telecom persero anche più dell’80% del loro valore.

La procedura concorsuale

Con l’assemblea del 19-20 dicembre 2017, in cui i creditori del Gruppo Oi Brasil (garante delle obbligazioni Portugal Telecom) hanno approvato il Piano di Riorganizzazione Giudiziale nell’ambito della procedura di “Recuperacao Judicial” (concordato in regime di continuità), prese il via anche la procedura di individualizzazione (insinuazione al passivo) dei creditori obbligazionisti, che si rivelò estremamente confusa ed ingarbugliata.

Solo gli obbligazionisti che erano riusciti ad insinuarsi al passivo erano considerati Verified Bondholders  e potevano dunque individualizzarsi ai fini della procedura di rimborso

La categoria degli investitori insinuati al passivo è stata divisa in ulteriori 2 sottocategorie:

1) Qualified Bondholders, ovvero gli obbligazionisti con un credito superiore a USD 750.000;

2) Non Qualified Bondholders, ovvero gli obbligazionisti con un credito inferiore a USD 750.000.

La quasi totalità degli investitori retail – ovvero dei risparmiatori – rientrava nella seconda categoria, che prevedeva un rimborso “ipotetico” al 50% (a condizioni che l’ammontare dei crediti oggetto di tale procedura non fosse stata superiore a USD 500 milioni) mediante l’attribuzione di linee di credito OI SA LOANS con scadenza 15/02/2030. In sostanza si perdeva la qualifica di obbligazionista e si diventava un semplice finanziatore della società, senza alcun titolo finanziario sottostante.

Invece i molti obbligazionisti che non si sono individualizzati o che non sono riusciti a completare la procedura di individualizzazione hanno subito unilateralmente la conversione del loro titolo in un’obbligazione zero coupon (senza cedola) con scadenza a giugno 2042 e con un valore pari al 20% del valore nominale dell’obbligazione, che sarà rimborsata in 5 rate annuali identiche a partire dal mese di giugno del 2038. Inoltre OI, in qualsiasi momento ed a propria esclusiva discrezione, potrà esercitare l’opzione di rimborso anticipato al prezzo del 15% del valore nominale delle obbligazioni.

Gli obbligazionisti Portugal Telecom

Ad oggi, i risparmiatori individualizzati hanno subito formalmente uno stralcio del 50% del loro credito nominale e quelli che invece non si sono insinuati al passivo (per volontà o per impossibilità) hanno dovuto accettare uno stralcio pari all’80% del valore nominale dei loro titoli.

Sarebbe davvero utopistico ed ingenuo considerare ad oggi queste percentuali di recupero come certe e solide. I rimborsi sono talmente posticipati nel tempo e l’orizzonte temporale da considerare è cosi esteso che l’alea derivante da possibili eventi sistemici o specifici abbatte inevitabilmente ed in maniera significativa quello che è il realistico valore attuale netto dei titoli di credito (in riferimento ai risparmiatori individualizzati) e degli zero coupon bond (in riferimento ai risparmiatori non individualizzati).

Una fetta considerevolmente minore degli investitori retail ha invece disinvestito agli ultimi prezzi disponibili prima della definitiva sospensione dalle negoziazioni dei titoli – avvenuta nel mese di marzo del 2018 – perdendo generalmente anche l’80% del valore nominale.

La questione delle minusvalenze fiscali

Oltre alle ingenti perdite che le decine di migliaia di investitori hanno dovuto patire, un’altra questione spinosa concerne le minusvalenze fiscali, ovvero quelle perdite in conto capitale che originano i crediti fiscali, molto utilizzati dagli investitori per compensare le tasse sui futuri ricavi derivanti dagli investimenti finanziari.. Ad oggi solamente i risparmiatori che hanno venduto i titoli hanno generato delle minusvalenze fiscali certe, mentre gli obbligazionisti che si sono insinuati al passivo ed alcuni dei non individualizzati, avendo subito uno scambio dei loro titoli con altri prodotti finanziari, non hanno ancora generato formalmente una perdita.

Nel caso degli investitori non individualizzati – ovvero coloro che non si sono insinuati al passivo per volontà o per impossibilità – la sostituzione all’interno del proprio portafoglio del precedente titolo obbligazionario con lo zero coupon bond assegnato d’ufficio dovrebbe rilevare fiscalmente ai fini della registrazione delle minusvalenze, nonostante, in alcuni casi, le banche intermediarie hanno proceduto in maniera diversa adducendo come motivazione che trattasi di un mero “switch” (scambio) che genererà perdite in conto capitale solo al momento dell’effettivo rimborso del nuovo titolo zero coupon.

La questione è molto più incerta per quanto concerne le succitate linee di credito OI SA LOANS con scadenza 15/02/2030. Infatti questi ultimi non sono dei titoli obbligazionari, ma delle quote di partecipazione all’interno di un Credit Agreement, ovvero un accordo di finanziamento. Dunque per quei risparmiatori che si sono insinuati al passivo sussisterebbe il rischio di perdere le minusvalenze fiscali e quindi i benefici derivanti dai relativi crediti d’imposta.

Come ottenere un rimborso dai titoli Portugal Telecom?

Ad oggi la soluzione più immediata e concreta per recuperare le perdite generate dai titoli Portugal Telecom è quella di agire contro le banche intermediarie che hanno venduto i succitati titoli instaurando una causa ordinaria o un ricorso ACF (Arbitro per le Controversie Finanziarie) per le responsabilità incorse in sede di vendita/post vendita.

Le banche intermediarie in Italia hanno indiscriminatamente venduto i titoli Portugal Telecom al pubblico dei risparmiatori senza alcuna cura degli interessi di questi ultimi, in assoluto spregio degli obblighi di diligenza posti dalla normativa nazionale ed europea a carico degli intermediari finanziari. Tali titoli risultavano particolarmente rischiosi già dall’inizio del 2015 (Moody’s e Standard&Poor’s li classificavano come titoli non investment grade, ovvero speculativi) e quindi non in linea con la maggior parte dei profili dei clienti retail.

Inoltre le banche avrebbero dovuto vigilare sull’andamento dei titoli assicurando ai propri clienti un flusso di informazioni costante ed adeguato man mano che le dinamiche di rischio di Portugal Telecom si accentuavano sempre più.

Infine un’altra grave carenza nell’operato di molte banche è stata l’incapacità di assistere tempestivamente gli investitori nelle tante e confuse fasi della procedura di insinuazione al passivo. Talvolta erano addirittura i risparmiatori stessi che informavano la propria banca circa l’evolversi della vicenda afferente Portugal Telecom .

La Martingale Risk, oggi leader in Italia nel recupero delle perdite su investimenti finanziari, sta attualmente organizzando azioni nei confronti delle banche intermediarie che hanno venduto i titoli Portugal Telecom.

Ad oggi, il 92% delle nostre azioni si è concluso con il recupero delle perdite e di queste il 58% si è chiuso con un accordo transattivo con la banca controparte.