Astaldi S.p.A., General Contractor leader in Italia e nel mondo nella realizzazione di importanti opere ingegneristiche, è ormai tristemente nota per la grave crisi finanziaria sfociata il 28 settembre 2018 nella richiesta di accesso alla procedura del concordato preventivo “con riserva” (ex art. 161 della Legge fallimentare).

Da allora è iniziato un vero e proprio calvario per tutti gli stakeholders della Società e soprattutto per i creditori chirografari, come i detentori dei bond, che ad oggi si ritrovano in balìa di proposte concordatarie penalizzanti.

Ricordiamo che i debiti chirografari di Astaldi ammontano a quasi 3 miliardi e mezzo di euro, principalmente riconducibili ai debiti verso le banche ed ai debiti verso i detentori dei bond (ISINs: XS1000393899 e XS1634544248).

Ripercorriamo brevemente le tappe più significative dell’ultimo anno di Astaldi

 

Trascorse due settimane dal culmine della crisi finanziaria, in data 17 ottobre 2018 il Tribunale di Roma ha accettato la richiesta di Astaldi di presentare una proposta di concordato in regime di continuità aziendale, procedendo alla nomina dei commissari.

Successivamente in data 13 Febbraio 2019 Salini Impregilo S.p.A. ha presentato un’offerta avente ad oggetto una potenziale operazione di investimento in Astaldi S.p.A., poi confermata ed adeguata con un’integrazione formale nel successivo mese di giugno, a supporto della proposta di concordato in regime di continuità e del piano presentati dalla stessa Astaldi al Tribunale di Roma in data 19 giugno 2019.

Quindi lo scorso 5 agosto il Tribunale di Roma ha ammesso Astaldi alla procedura di concordato ed ha ordinato la convocazione dei creditori per il voto sulla proposta di concordato in sede di adunanza dei creditori per il 26 marzo 2020.

In questi ultimi giorni il Tribunale di Roma ha reso noto il parere positivo sulla fattibilità generale del piano e della proposta concordataria, definendola più vantaggiosa per i creditori chirografari rispetto allo scenario alternativo di amministrazione straordinaria.

La proposta ai creditori chirografari in breve

 

Il Piano prevede in sostanza che i creditori chirografari siano soddisfatti tramite l’attribuzione, entro 120 giorni dall’omologa definitiva del concordato, di:

a) azioni quotate di Astaldi di nuova emissione (raramente in casi similari il prezzo teorico di nuova emissione rispecchia i valori di mercato dati dai reali volumi di domanda e offerta del titolo), che saranno assegnate ai creditori chirografari in ragione di n. 12,493 azioni per ogni 100 Euro di credito;

b) Strumenti Finanziari Partecipativi (SFP) che attribuiranno al creditore il diritto di partecipare all’eventuale ricavato netto della liquidazione di specifici beni ricompresi nel patrimonio destinato oggetto di liquidazione e saranno assegnati ai creditori in ragione di un SFP per ogni Euro di credito vantato.

Evidenziamo che il patrimonio destinato è costituito da: i) concessioni destinate alla vendita per il 2022, ii) l’ipotetico incasso dei crediti inerenti al Venezuela previsto a partire dal 2023 e iii) l’ alienazione dell’immobile della sede romana di Astaldi, prevista per il 2021.

Gli analisti sono concordi nel ritenere fortemente sbilanciata ed aleatoria la proposta riguardante gli obbligazionisti, per i quali si prospetta ad oggi un recovery rate realistico inferiore al 20% del valore nominale delle obbligazioni. E’ ragionevole affermare che l’attuale valore di quotazione dei bond Astaldi, pari a circa il 14%, sia rappresentativo del recovery rate concretamente realizzabile.

Per gli obbligazionisti si va configurando quindi una situazione ben più tragica di quella che si prospettava un anno fa, quando a farla da padrona era la mera illusione di un fantomatico “deus ex machina”.