Con Sentenza n. 1276 il Tribunale di Pescara ha recentemente condannato una primaria Banca a restituire ad un’azienda cliente l’importo di Euro 428.000, avendo rilevato gravi irregolarità in merito alle condizioni di tasso applicate sugli affidamenti di conto corrente ed alle Commissioni di Massimo Scoperto.

La vicenda

In particolare, la Banca aveva presentato un decreto ingiuntivo nei confronti dell’azienda, al fine di recuperare il credito (almeno apparente) che vantava nei suoi confronti. Il Giudice, dopo aver verificato i conteggi attraverso l’ausilio di un consulente tecnico, anziché ordinare al cliente di pagare il debito verso la Banca, ha ordinato alla Banca di restituire l’importante somma di Euro 428.000, in forza delle irregolarità compiute dalla Banca.

Appare così che non sempre un decreto ingiuntivo presentato dalla Banca risulta fondato, sia nella legittimità della richiesta che negli importi oggetto della pretesa. Spesso accade invece che quando si rifanno i calcoli con accuratezza si scopre che l’azienda risulta essere a credito verso la Banca anziché a debito, e per giunta per importi molto rilevanti.

È giusto, pertanto, verificare la correttezza dei contratti bancari e delle condizioni effettivamente applicate all’azienda, sia su conti correnti che sui mutui, sui leasing e sugli strumenti derivati. Una perizia analitica e ben fondata può mettere in seria difficoltà la Banca, permettendo al cliente addirittura di ribaltare la situazione e recuperare importi rilevanti.

La Sentenza n. 1276 del 23/07/2015 del Tribunale di Pescara lo conferma.

Per questo Martingale Risk, società leader nella consulenza alle imprese e privati per la soluzione delle problematiche bancarie e finanziarie, mette a disposizione una valutazione preliminare totalmente gratuita finalizzata alla verifica della correttezza dei contratti sottoscritti con le Banche e all’individuazione di eventuali importi ingiustamente pagati.

Nel caso in esame, infatti, la Banca aveva presentato in giudizio, nei confronti di un’azienda correntista, un decreto ingiuntivo per Euro 131.570,85: l’importo derivava in parte dal debito di un finanziamento chirografario stipulato per ripianare l’esposizione debitoria sul conto corrente intrattenuto con la stessa Banca, ed in parte dal debito generato da anticipi su fatture non pagate alla scadenza, secondo quanto previsto nell’ambito dell’affidamento concesso.

Il cliente, opponendosi al decreto ingiuntivo, ha richiesto al Giudice la revoca del decreto ingiuntivo sulla base di irregolarità rintracciate nel rapporto di conto corrente oggetto di vertenza, in essere sin dagli anni Novanta.

La sentenza

Il Consulente Tecnico d’Ufficio, incaricato dal Giudice di stabilire la reale consistenza del debito del cliente, ha totalmente invertito la situazione “debito-credito” tra azienda e Banca, avendo ravvisato la nullità di  numerose clausole contrattuali a causa dei seguenti motivi:

  •  illegittimo rinvio ai cd. “usi piazza” (condizioni abitualmente praticate sul mercato per prodotti analoghi);
  •  illegittima capitalizzazione degli interessi (capitalizzazione trimestrale degli interessi debitori a fronte di una capitalizzazione annuale degli interessi creditori);
  • mancanza di una valida pattuizione delle CMS ed altri oneri e spese, applicati ma non espressamente pattuiti.

Una volta depurato il conto dell’azienda dalle somme ingiustamente addebitate, l’effettivo saldo è risultato in un credito dell’azienda nei confronti della Banca di ben Euro 428.464,98, anziché del debito per il quale era stato richiesto dalla Banca il decreto ingiuntivo.

In conseguenza di ciò, il Giudice ha condannato la Banca alla restituzione della somma di Euro 428.464,98 oltre  interessi legali, unitamente al risarcimento dei danni nei confronti del cliente – liquidati in ulteriori Euro 40.000 – a causa dell’illegittima segnalazione in Centrale Rischi effettuata dalla Banca, segnalazione che pertanto dovrà essere cancellata.

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