BANCHE A RISCHIO RICAPITALIZZAZIONE GIÀ CON LO SPREAD A 320, ALERT SU MPS E CARIGE.

Draghi lancia l’allarme sui danni al capitale degli istituti. Messori: “Il credit crunch è già iniziato, il governo ci porta in recessione”
By Giuseppe Colombo – Articolo Huffpost del 25-10-2018

La collocazione della soglia psicologica dello spread a 400 punti base non regge più. Ne ha preso consapevolezza il governo – che questa soglia l’aveva scelta e difesa dai “complottisti” – tanto che l’ipotesi di un intervento dello Stato a sostegno delle banche ora non è più un tabù. Lo registrano a loro spese, già oggi, gli istituti, i bersagli più sensibili e fragili della tempesta sui mercati. Da metà maggio a oggi i titoli hanno perso tra il 30% e il 40% a Piazza Affari. L’allarme è scattato. Il presidente della Bce Mario Draghi l’ha detto chiaramente: lo spread sta danneggiando il capitale delle banche. Gli effetti collaterali pesanti si traducono nella necessità di tentare la via impervia dei mercati per cercare nuove risorse. La ricapitalizzazione è uno scenario imminente. Impresa ardua, se non impossibile, secondo gli analisti.E chi trema maggiormente oggi sono Mps e Carige.

“Già questi livelli di spread, a 320-330 punti, impongono a una parte del sistema bancario di ricapitalizzare”, spiega l’economista Marcello Messori a Huffpost. Il problema, però, non è solo legato al deterioramento dei titoli di Stato che le banche hanno in pancia, innestato appunto dall’innalzamento dello spread. I bilanci di alcune banche potrebbero essere messe a repentaglio anche dalla svendita degli Npl. Francesco Pratesi, capo analista di Martingale Risk, ricostruisce così il rischio: “Può subentrare una minore capacità di cederli a condizioni decenti. Un conto è perdere il 30% del valore nominale, un altro il 70%, il bilancio così ne risente fortemente”. Sono i crediti incagliati, come i mutui e i prestiti, che le banche hanno difficoltà a fare rientrare e che cedono a terzi: lo spread deprezza il loro valore e questo impatta, in negativo, sul bilancio.

La ricapitalizzazione si affaccia. Occhio attento all’esito degli stress test, in arrivo il 2 novembre, ma anche alle trimestrali delle banche, tra fine ottobre e novembre. Per Gianluca Garbi, amministratore delegato di Banca Sistema, gli analisti guarderanno a un dato in particolare, quello relativo alla durata media del debito pubblico nei bilanci delle banche. “Se la durata sarà lunga allora la ricapitalizzazione sarà uno scenario molto possibile perché il riassorbimento delle perdite potenziali, che vanno a impattare da subito nel capitale, potrebbe essere anch’esso più lungo”. Seguendo questo ragionamento chi potrebbe soffrire di più è Mps, che ha in pancia titoli dalla durata molto lunga, anche a 30 anni.

Pratesi conferma e spiega perché Mps, insieme a Carige, rientra nei casi “drammatici”. “Monte dei Paschi è un problema grave perché colpisce i cittadini direttamente: lo Stato è l’azionista principale ed è probabile che sottoscriva lui l’aumento di capitale”. Pagano, quindi, i cittadini. Carige, dal canto suo, è “sulla soglia del default e recentemente ha dimostrato le difficoltà nel trovare nuovo capitale”. Un gradino più in su, verso gli istituti che corrono meno pericoli, ci sono Ubi, “una banca non particolarmente tonica”, e Bpm “che non brilla particolarmente”. Salendo ancora c’è UniCredit: “Mustier – spiega Pratesi – ha tolto gran parte dei crediti deteriorati, ma come qualità del bilancio non è ancora al livello di Intesa”. È Intesa Sanpaolo l’istituto “più solido” e che oggi può guardare allo spread con relativa serenità.

Gli effetti delle difficoltà delle banche sono già in luce. “Già oggi sta agendo il credit crunch in alcune banche e se questi livelli dello spread perdurano interesserà anche altri istituti”, dice Messori. Il credit crunch è la restrizione della concessione del credito a imprese e famiglie, che nelle banche hanno un tradizionale e forte strumento di finanziamento.

Di fronte a questo scenario il governo è in fase di attenzione elevata. Luigi Di Maio prova a rassicurare, parlando di “monitoraggio” e di un’interlocuzione costante con i manager delle banche. Matteo Salvini dice: “Se qualcuno ha bisogno noi ci siamo, ma senza fare gli interventi del passato”. Negli scorsi giorni sia il sottosegretario Giancarlo Giorgetti che il ministro dell’Economia Giovanni Tria hanno riconosciuto che un livello dello spread così elevato non è sostenibile a lungo.

Ma cosa può fare concretamente il governo per sostenere le banche al netto della considerazione politica che sia i 5 Stelle che la Lega hanno sempre criticato il salvataggio pubblico di Mps? Gli analisti sono molto scettici. “Gli interventi diretti – dice Pratesi – sono limitati dalle regole europee: è difficile, se non complicato, dare aiuti ai singoli istituti. Al massimo si può creare un contesto più favorevole, riducendo lo spread e rendendo quindi l’Italia più appetibile sui mercato”. Una cura in linea con quella di Draghi, che vede nella riduzione dello spread l’antidoto più efficace e immediato per evitare scenari catastrofici. Ma ridurre lo spread implica, di fatto, una rivisitazione della manovra, che il governo non intende prendere in considerazione, come ribadito oggi dal ministro per gli Affari europei Paolo Savona. “Il governo sta guardando alle banche come vacche da mungere, come dimostrano le misure previste nella manovra che ha aumentato l’imposizione sugli istituti e ha tolto la possibilità di detrarre gli interessi passivi sui mutui”, spiega ancora l’economista.

 

Fonte: https://www.huffingtonpost.it/2018/10/25/banche-a-rischio-ricapitalizzazione-gia-con-lo-spread-a-320-alert-su-mps-e-carige-il-parere-degli-analisti_a_23571452/