APPROFONDIMENTO SUL CASO ASTALDI S.P.A.

Astaldi S.p.A., General Contractor leader in Italia e nel mondo nella realizzazione di importanti opere ingegneristiche, è recentemente finita sotto i riflettori mediatici a causa di una grave crisi finanziaria sfociata il 28 Settembre u.s. nella richiesta di accesso alla procedura del concordato preventivo “con riserva”, in attesa della presentazione di un piano di sopravvivenza societaria che vada a preservare la continuità aziendale.

La nota Agenzia di rating Standard and Poor’s, dopo l’annuncio della richiesta di accesso al concordato preventivo di Astaldi, ha rivisto il rating di quest’ultima declassandola a D e delineando dunque una situazione di vero e proprio default.

Uno scenario del tutto imprevedibile se si pensa al rigoglioso portafoglio ordini in esecuzione di Astaldi da 17,6 miliardi di cui il 72% allocati su attività principalmente industriali (Costruzioni e O&M) ed il restante 28% riferiti ad iniziative in Concessione, con l’apporto per il 66% da attività all’Estero (principalmente Europa e America, Maghreb e Far East) e per il restante 34% da contratti in Italia, come si può evincere dai bilanci.

Uno scenario imprevedibile soprattutto agli occhi degli Investitori Astaldi retail.

Infatti, nonostante Astaldi nel primo trimestre 2018 fosse già consapevole delle proprie difficoltà in termini di liquidità, avendo tra l’altro ricevuto svariate ingiunzioni di pagamento dai propri fornitori, non ne ha fatto menzione ai propri azionisti ed obbligazionisti, posticipando anzi di due volte la pubblicazione del proprio bilancio semestrale.

Evento sfavorevole soprattutto per la gran massa dei suoi investitori che sono retail, vale a dire clienti al dettaglio e dunque meritevoli di maggiori informazioni e più stringenti tutele rispetto agli operatori cd. professionali.

Gli investitori retail, in totale assenza di comunicazioni sul progressivo deterioramento dello stato economico-patrimoniale di Astaldi S.p.A., hanno atteso fiduciosi nella speranza di un rialzo dei titoli, mentre nelle stesse ore gli Investitori professionali – meglio informati e con un grado di conoscenza ed esperienza dei mercati sicuramente più elevato di loro – correvano ai ripari vendendo e/o speculando al ribasso.

Solamente il 28 settembre 2018 – a seguito di ufficiale richiesta della CONSOB – Astaldi ha provveduto a pubblicare il proprio bilancio, ANCHE SE CONTESTUALMENTE ha depositato presso il Tribunale di Roma la richiesta di Concordato preventivo.

Il 17 ottobre u.s. il Tribunale ha accettato la richiesta di Astaldi di presentare una proposta di concordato in regime di continuità aziendale, procedendo alla nomina dei commissari.

Ma quali sono le principali cause che hanno portato Astaldi a contrarre debiti per un valore di 1,89 miliardi di Euro?

In linea generale a causare la grande crisi di liquidità del grande General Contractor romano è stata la difficoltà di riscossione di grandi crediti a causa di dinamiche politico-economiche indipendenti alla società romana, ovvero il progressivo aumento dei giorni medi di incasso.

Sicuramente la vicenda legata al ritardo nella vendita della quota del terzo Ponte sul Bosforo, complice l’estrema volatilità della lira turca e dalla crisi del Paese, ha accentuato in maniera significativa i problemi di liquidità del Gruppo Astaldi.

Un altro dei fattori che hanno certamente contribuito ad aggravare la crisi di Astaldi può considerarsi la complicata situazione politica ed economica del Venezuela, Paese in cui Astaldi ha in essere tre grandi progetti ferroviari con l’Instituto de Ferrocarriles del Estado.

Nonostante Astaldi si stia muovendo verso una manovra di ristrutturazione finanziaria e rilancio da circa 1 miliardo di euro (entro fine Novembre potrebbe già essere presentato il piano di ristrutturazione del debito da 1,89 miliardi di euro) per giungere ad un accordo negoziale con almeno il 60% dei consensi dei creditori entro il prossimo mese di Gennaio, quando scadranno i termini – salvo proroga – per chiudere il procedimento concordatario, ad oggi la realtà dei fatti è che gli azionisti Astaldi si ritrovano un prezzo per azione di 0,579 che corrisponde ad una perdita del capitale investito del 56,63% in un mese, ovvero del 76,93% in 6 mesi ed addirittura del 90,36% in un anno.

Quanto ai possessori di obbligazioni 2013-2020, questi ultimi – ad oggi – si ritrovano in portafoglio un valore pari al 30% del prezzo nominale di sottoscrizione.

E le ipotesi su cui si sta lavorando sono tutt’altro che rassicuranti: esse prevedono in linea generale un’offerta di scambio volontaria di vecchie obbligazioni (890 milioni di euro in tutto, suddivise in bond 2020 XS1000393899 e bond 2024 XS1634544248) con nuovi titoli di pari seniority a scadenza quinquennale ma con cedole molto probabilmente dimezzate, oltre all’aggiunta di azioni di nuova emissione – il cui valore non è attualmente determinabile – che dovrebbero compensare un potenziale taglio del valore nominale delle obbligazioni del 35-40%.