Il Venezuela

La Repubblica Bolivariana del Venezuela (di seguito “Venezuela”) negli ultimi anni è stata al centro di un intenso dibattito politico internazionale a causa di una gravissima crisi economico-politico-istituzionale, andata peggiorando progressivamente negli ultimi anni e che oggi ha raggiunto livelli drammatici.

Il Venezuela, in recessione già dal 2013, si trova in uno stato di sostanziale default dal 2017, ovvero dal momento in cui, a causa degli embarghi decisi dagli USA ed impropriamente applicati anche dalla depositarie centrali europee (Euroclear e Clearstream), non è più stato sistematicamente in grado di pagare e distribuire le cedole afferenti i suoi titoli obbligazionari, arrivando ad accumulare, ad oggi, oltre 15 miliardi di arretrati tra capitale ed interessi.

Ricordiamo che complessivamente il governo del Venezuela ha emesso quindici titoli obbligazionari – con cedole molto alte comprese tra il 5,75% ed il 13,63% – per un ammontare complessivo nominale di circa 60 miliardi di Dollari.

Inoltre sin dai primi giorni del mese di febbraio del 2019 non è più stato possibile scambiare i bond venezuelani in dollari USA all’interno del mercato EuroTLX – ovvero uno dei più importanti sistemi multilaterali di negoziazione – a causa dell’inasprimento delle sanzioni finanziarie americane comminate al Venezuela. Infatti la decisione ha fatto seguito ai provvedimenti dell’ OFAC (agenzia di intelligence finanziaria di controllo del dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti).

 

Gli obbligazionisti

La débacle finanziaria del Venezuela ha impattato drammaticamente le finanze dei migliaia di risparmiatori italiani che ormai non percepiscono più interessi sin dal 2017.

I detentori dei titoli del Venezuela scaduti, ad oggi, non hanno ancora ricevuto il rimborso del capitale e coloro che detengono i bond ancora in essere invece non hanno alcuna possibilità concreta di liquidare i propri titoli “tossici” – se non privatamente a prezzi inferiori al 6% del valore nominale – a causa della sospensione delle negoziazioni sul mercato secondario da oltre in un anno.

Le prospettive inerenti al futuro rimborso del valore nominale delle succitate obbligazioni sono davvero pessime. Infatti i maggiori analisti internazionali, ad oggi, stimano un recovery rate realistico, ovvero una percentuale di recupero, non superiore al 15% del valore nominale dei titoli.

E’ condivisa l’ipotesi che il governo Venezuelano potrebbe replicare in linea generale il modello di ristrutturazione del prestito obbligazionario adottato dall’Argentina, che ha rimborsato complessivamente circa il 30% del valore nominale dei bond in default in quasi 15 anni.

 

Cosa fare?

Ad oggi, il Venezuela è afflitto da una profonda – ed unica nella sua eccezionalità – confusione istituzionale, nella misura in cui vede al vertice due distinti presidenti, ai quali fanno riferimento due rispettivi e distinti governi, e di conseguenza sono doppi anche tutti gli organismi ed i canali burocratico-istituzionali, come le ambasciate ed i consolati disseminati in giro per il mondo.

Infatti il governo presieduto dal presidente Nicolàs Maduro da ormai quasi 2 anni è riconosciuto come illegittimo da numerosi stati della comunità internazionale, tra cui, primo su tutti, gli USA, che hanno pubblicamente legittimato come presidente Juan Guaidò, il maggior oppositore politico di Maduro.

E’ importante ricordare che l’intero prestito obbligazionario del Venezuela è stato emesso sotto la legge dello stato di New York e, dunque, qualsiasi rivalsa/pretesa legale futura non potrà fare a meno di tener conto che gli USA, ad oggi, riconoscono un governo differente da quello ufficialmente in carica in Venezuela presieduto da Nicolàs Maduro, ovvero il governo Guaidò, che però al contempo non ha piena disponibilità effettiva della gestione delle risorse e delle strutture istituzionali all’interno dei confini Venezuelani.

Or bene, riepilogando, ad oggi sono due le questioni principali che rendono le azioni risarcitorie contro il Venezuela inefficaci e fortemente premature:

  • la succitata grave confusione istituzionale del Venezuela, che dunque impedisce la delineazione di una “certa controparte”;
  • la fortemente incerta capacità del Venezuela di far fronte all’enorme pretesa risarcitoria internazionale con i beni al di fuori dei confini nazionali (che realisticamente sono gli unici beni del Venezuela certamente pignorabili in seguito ad eventuali sentenze).

Dunque, oggi la soluzione più immediata e concreta per recuperare le perdite generate dalle obbligazioni del Venezuela è quella di agire contro le banche intermediarie che hanno venduto i succitati titoli, instaurando una causa ordinaria o un ricorso ACF (Arbitro per le Controversie Finanziarie) per le responsabilità incorse in sede di vendita/post vendita.

La responsabilità delle banche intermediarie

Le banche intermediarie in Italia hanno indiscriminatamente venduto le obbligazioni del Venezuela al pubblico dei risparmiatori senza alcuna cura degli interessi di questi ultimi, in assoluto spregio degli obblighi di diligenza posti dalla normativa nazionale ed europea a carico degli intermediari finanziari. Tali titoli, emessi da uno stato straniero in via di sviluppo e notoriamente instabile a livello politico ed economico, erano caratterizzati da una molteplicità di rischi, trai quali il rischio emittente, il rischio paese, il rischio valutario, ed erano classificati come titoli “non investment grade”, dunque speculativi e molto rischiosi, già molto prima del default e non si confacevano assolutamente alla maggior parte dei profili dei clienti retail.

Dunque, data la complessità e la rischiosità dei bond Venezuela, le Banche avrebbero dovuto inderogabilmente assolvere a molteplici responsabilità, tra le quali:

  • Valutare scrupolosamente la compatibilità dei titoli con la profilatura, con l’esperienza e con il portafoglio del cliente;
  • Rendere al cliente, al momento della vendita dei titoli, un’informativa esaustiva sui rischi di perdite associati a questi ultimi ed in merito alle caratteristiche sostanziali di tali titoli, cosi come prescritto dalla normativa vigente. Per esempio nella maggior parte dei casi – sino ad oggi analizzati – le banche intermediarie italiane non hanno mai sottoposto ai propri clienti il prospetto di emissione dei bond Venezuelani in lingua originale (documenti complessi di circa 200 pagine) impedendo obiettivamente agli investitori di compiere una valutazione complessiva ed approfondita di tutte le caratteristiche sostanziali dei titoli in oggetto.
  • Informare i propri clienti durante l’intera vita del bond Venezuela all’interno del loro portafogli circa qualsiasi elemento di natura straordinaria che impatti significativamente sulle dinamiche di rischio del titolo/emittente e comunicare eventualmente il raggiungimento di una soglia di perdita in corso sul titolo presente all’interno del portafoglio, nel caso in cui tale soglia sia predeterminata all’interno del contratto per la prestazione dei servizi di investimento.

 

Martingale Risk

Orbene, se un risparmiatore ha investito in obbligazioni del Venezuela ed ha subito delle perdite la soluzione più immediata e concreta per ottenere un congruo risarcimento è affidarsi alla Martingale Risk, società di contenzioso bancario/finanziario oggi leader in Italia nel recupero delle perdite su investimenti finanziari.

Martingale Risk può avvalersi all’interno della propria organizzazione dei professionisti trai più specializzati nel ramo dei contenziosi sugli investimenti finanziari e, ad oggi, ha già recuperato più di 200 milioni di euro ed ha gestito più di 2.000 contenziosi – nazionali ed internazionali – con un tasso di successo pari al 92%.

Martingale Risk compirà tutte le azioni negoziali e legali necessarie per il recupero delle perdite subite dal cliente, prevedendo un compenso – ad esito ottenuto – unicamente a percentuale sulle somme che saranno effettivamente recuperate.

Per maggiori informazioni

Telefono: 06/32652828 (Roma- sede centrale) o 02/89092280 (Milano)

Email: info@martingalerisk.com