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PER GLI OBBLIGAZIONISTI OGGI È PI­Ù FACILE RECUPERARE

Altice Portugal, il più grande fornitore di servizi di telecomunicazioni del Portogallo, precedentemente noto come Portugal Telecom o PT, è una società divenuta famosa per l’emissione di grandi prestiti obbligazionari ma che nella recente storia è stata protagonista di una grave crisi finanziaria, culminata purtroppo nel default. Ad oggi, i risparmiatori che sono riusciti ad insinuarsi al passivo hanno subito formalmente uno stralcio del 50% del loro credito nominale mentre quelli che invece non si sono insinuati (per volontà o per impossibilità) hanno dovuto accettare uno stralcio pari all’80% del valore nominale dei loro titoli.

Sarebbe davvero utopistico ed ingenuo considerare ad oggi queste percentuali di recupero come certe e solide. I rimborsi sono talmente posticipati nel tempo e l’orizzonte temporale da considerare è cosi esteso che l’alea derivante da possibili eventi sistemici o specifici abbatte inevitabilmente ed in maniera significativa quello che è il realistico valore attuale netto dei titoli di credito (in riferimento ai risparmiatori individualizzati) e degli zero coupon bond (in riferimento ai risparmiatori non individualizzati). Una fetta considerevolmente minore degli investitori retail ha invece disinvestito agli ultimi prezzi disponibili prima della definitiva sospensione dalle negoziazioni dei titoli – avvenuta nel mese di marzo del 2018 – perdendo generalmente anche l’80% del valore nominale.

La questione delle minusvalenze fiscali

Oltre alle ingenti perdite che le decine di migliaia di investitori hanno dovuto patire, un’altra questione spinosa concerne le minusvalenze fiscali, ovvero quelle perdite in conto capitale che originano i crediti fiscali, molto utilizzati dagli investitori per compensare le tasse sui futuri ricavi derivanti dagli investimenti finanziari.  Ad oggi solamente i risparmiatori che hanno venduto i titoli hanno generato delle minusvalenze fiscali certe, mentre gli obbligazionisti che si sono insinuati al passivo ed alcuni dei non individualizzati, avendo subito uno scambio dei loro titoli con altri prodotti finanziari, non hanno ancora generato formalmente una perdita. Nel caso degli investitori non individualizzati – ovvero coloro che non si sono insinuati al passivo per volontà o per impossibilità – la sostituzione all’interno del proprio portafoglio del precedente titolo obbligazionario con lo zero coupon bond assegnato d’ufficio dovrebbe rilevare fiscalmente ai fini della registrazione delle minusvalenze, nonostante, in alcuni casi, le banche intermediarie hanno proceduto in maniera diversa adducendo come motivazione che trattasi di un mero “switch” (scambio) che genererà perdite in conto capitale solo al momento dell’effettivo rimborso del nuovo titolo zero coupon. La questione è molto più incerta per quanto concerne le succitate linee di credito OI SA LOANS con scadenza 15/02/2030. Infatti questi ultimi non sono dei titoli obbligazionari, ma delle quote di partecipazione all’interno di un Credit Agreement, ovvero un accordo di finanziamento. Dunque per quei risparmiatori che si sono insinuati al passivo sussisterebbe il rischio di perdere le minusvalenze fiscali e quindi i benefici derivanti dai relativi crediti d’imposta.

PTelecom Miniapp

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