GESTIONI PATRIMONIALI SVANTAGGIOSE
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Le gestioni patrimoniali comportano una serie di pericoli per il cliente che le sottoscrive. Il gestore, che si identifica solitamente con una Banca, ha un’ampia libertà di investimento in quanto, dopo che il cliente decide quali percentuali investire ed in cosa investire, ha la facoltà di operare autonomamente. Il risparmiatore ha in sostanza poco controllo sull’andamento della gestione, in quanto può disporre solo di un rendiconto trimestrale delle attività. Questi due fattori implicano importanti rischi che molto spesso si traducono in perdite rilevanti per gli investitori. A questo si aggiungono i costi e le commissioni che le banche trattengono nel corso della gestione, quasi sempre mai comunicate in modo trasparente alla clientela.

I contratti di gestione patrimoniale sono regolamentati dal Reg. Consob 16190 che applica le norme della Direttiva Mifid. Vista la natura particolare del mandato, e tenuto conto dell’importanza dello strumento, è stata disposta una normativa ben dettagliata a tutela del risparmiatore a cui i gestori (SGR, SIM e banche autorizzate) devono attenersi. Per esperienza possiamo affermare che nella maggior parte dei casi le banche non hanno rispettato integralmente le norme di cui al Reg. Consob 16190, il che conferisce agli investitori il legittimo diritto ad ottenere il rimborso delle perdite in caso di nullità dei contratti, oppure il risarcimento dei danni in caso di inadempimento dell’intermediario.

I costi delle gestioni patrimoniali sono generalmente elevati e fortemente svantaggiosi per i clienti, in quanto prevedono:

  • commissioni di gestione con oscillazioni delle percentuali molto ampie;
  • commissioni pagate sugli stessi fondi in cui la gestione patrimoniale investe;
  • costi fissi che sembrano innocui ma incidono fortemente sulla spesa del risparmiatore.

Le perdite legate a questo tipo di prodotto sono, per la maggior parte dei casi, dovute a comportamenti scorretti ed illegittimi da parte delle banche che operano come gestore. Le banche spesso non rispettano, per ogni categoria di prodotto, i limiti agli investimenti dettati dalla normativa e dal mandato di gestione sottoscritto con il cliente, oppure adoperano un “effetto leva” maggiore di quello consentito, o ancora investono in strumenti finanziari non ammessi dalla normativa e/o dal mandato. Molto spesso inoltre le banche non dichiarano al risparmiatore tutti i rischi della gestione, facendogli sottoscrivere prodotti di investimento troppo rischiosi per le sue esigenze e l’ammontare dei suoi risparmi. Infine, accade che il benchmark della gestione non sia in linea con i reali obiettivi di investimento del risparmiatore o che la gestione patrimoniale abbia sottoperformato il benchmark.

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