La vicenda della criticabile gestione di Monte dei Paschi di Siena S.p.a., da parte dei vertici aziendali, è finalmente giunta al primo capolinea la scorsa settimana nelle aule del Tribunale di Milano.

Il presidente del collegio, Lorella Trovato, ha letto la sentenza di primo grado sulla vicenda che ha portato al dissesto di Mps, la più antica banca del mondo nata nel lontano 1472. I giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano hanno valutato le complesse operazioni derivate elaborate tra il 2008 e il 2012 dagli ex manager del Monte dei Paschi di Siena, di Deutsche Bank e di Nomura nient’altro che un un mezzo per nascondere le enormi perdite nel bilancio della banca toscana.

La sentenza si è conclusa con la condanna di Giuseppe Mussari, ex presidente di MPS e anche dell’ABI a 7 anni e 6 mesi di carcere e le condanne fino a 4 anni e sei mesi per sei ex manager di Deutsche Bank e due ex manager della giapponese Nomura.

È la prima sentenza di un processo iniziato nel 2015

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A detta di Marco Minestroni, avvocato di parte civile nella causa contro gli ex manager di MPS, la sentenza sembra aver ridato dignità agli azionisti dando avvio solo al primo dei tre tronconi di questa complessa vicenda finanziaria. Si attendono pronunce riguardo il dibattimento per le false comunicazioni sociali nei bilanci del 2012-2013-2014 e per la mancata tempestiva svalutazione degli NPL (non performing loans) nei bilanci MPS.

Ancora una volta, ricordando le parole del Direttore Generale della Consob, il Dott. Apponi –  la vicenda Mps è apparsa come un “quadro di attività fraudolente volte a dissimulare la reale situazione economico-finanziaria dell’Emittente, nonché gli esiti negativi di operazioni poste in essere dall’Emittente.”

In un momento storico come questo valutare la possibilità di recupero delle perdite derivanti da investimenti nel titolo MPS diventa fondamentale.

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