Un cliente delle Marche è riuscito ad ottenere la restituzione – da parte della Banca – di una parte degli interessi pagati sul mutuo – e precisamente Euro 45.395,60 – a causa dell’errata indicazione dell’ISC (Indicatore sintetico di costo) all’interno del contratto di mutuo stipulato tra le parti in data 31 maggio 2007.

Il Tribunale di Ancona, con Sentenza n. 889/2018 del 31/05/2018, ha approfittato del caso di specie per definire chiaramente l’importanza che riveste, nei contratti bancari, l’ISC (anche conosciuto come TAEG).

Si tratta di un parametro economico che ha la funzione di indicare il reale costo del finanziamento che il cliente intende sottoscrivere perché, nel suo calcolo, devono essere presi in considerazione tutti i costi connessi all’erogazione del credito.

In base alla normativa sulla trasparenza bancaria, gli intermediari devono sempre rendere noto l’ISC, a pena di illecito, poiché si tratta di un contenuto obbligatorio del contratto.

La vicenda

Il Giudice di Ancona, in corso di dissertazione, ha poi specificato che – nel caso in cui vi sia la mancanza dell’ISC in un contratto, quest’ultimo debba ritenersi nullo per mancanza di requisiti minimi di trasparenza voluti dal legislatore.

Diversamente, nel caso in cui l’ISC venga pubblicizzato dalla Banca ma in maniera non corretta, ovvero difforme rispetto al valore reale ricalcolato secondo normativa, il cliente ha diritto di ottenere un risarcimento calcolato in base a quanto stabilito al comma 6 dell’art. 117 TUB (mediante il ricalcolo degli interessi contrattuali ai tassi BOT annuali emessi nei dodici mesi precedenti la conclusione del contratto).

Nel caso di specie, il cliente aveva stipulato un mutuo con la Banca ma, nel far verificare le condizioni contrattuali ivi applicate, ha appreso della difformità dell’ISC dichiarato dalla Banca in contratto con quello effettivo. Sostanzialmente, stava pagando un mutuo ben più caro di quanto gli fosse stato prospettato.

Di lì la decisione di citare in giudizio la Banca.

Conclusioni

La conferma di tale discrepanza è stata confermata a seguito di Consulenza Tecnica d’Ufficio in corso di causa, motivo per cui il Giudice – in accoglimento parziale della domanda presentata dal cliente – ha riconosciuto a quest’ultimo la restituzione di Euro 45.395,60 oltre interessi legali.

 

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